La condizione della donna in Turchia: Eren Keskin

 

 

La storia della donna in Turchia è ambigua e, ancora oggi, piena di contraddizioni. Oggi occupano un posto importante nella società ma la loro condizione e i loro diritti, anche i più fondamentali, vengono continuamente messi in discussione. È la storia di una lunga lotta iniziata nel 1857, quando fu introdotto nell’ordinamento il principio della parità tra uomini e donne. Le donne rappresentano circa il 50% della popolazione attiva del paese, soprattutto in posti chiave come la borsa o le nuove tecnologie e nonostante questo il loro tasso di analfabetismo è tre volte maggiore di quello degli uomini. Hanno ottenuto il diritto di voto nel 1934, undici anni prima delle donne italiane, eppure i delitti sessuali non sono ancora considerati come attacchi alla persona umana ma contro “la decenza pubblica e l’ordine familiare”.

Le autorità turche cercano di porre il Paese in un’ottica di modernità, ma si scontrano con una realtà sociologica di fatto differente, dal momento che sesso maschile e femminile non sono su un piano di uguaglianza. Per questo motivo si cerca di attuare diverse riforme che hanno lo scopo di eliminare le disparità. I recenti negoziati per una futura adesione all’Unione Europea sono stati lunghi e difficili. Quando sembravano aver raggiunto lo scopo, il dibattito sulla penalizzazione dell’adulterio è riemerso e ha rimesso tutto in gioco.

A metà strada tra la tradizione e i nuovi ruoli che ricopre, la donna turca deve emanciparsi o al contrario scegliere di restare in ombra per non soffrire.

Malgrado i processi compiuti, alla Turchia resta ancora molto da fare per garantire i diritti delle donne. Ciò è quanto sostiene il Parlamento turco, ricordando che il rispetto di tali diritti è un elemento essenziale per l’adesione all’Unione Europea. Il Parlamento invita la commissione a porre il tema dei diritti della donna al centro dei negoziati con la Turchia. Da poco tempo nel Paese è stato istituito un comitato consultivo sullo status delle donne, a cui il Parlamento chiede la parità di trattamento di tutte le organizzazione non governative (ONG), cioè anche delle organizzazioni femminili libere ed autonome, e sollecita una cooperazione più strutturata e un coordinamento più efficace tra il ministero competente e le ONG.

I deputati denunciano il fatto che in alcune zone sud-orientali della Turchia le bambine non vengono registrate alla nascita, cosa che impedisce di contrastare i matrimoni combinati e i delitti d’onore.

Le istituzioni constatano che tutt’oggi la violenza sulle donne rappresenta un problema ed infatti rilevano la necessità di indurre i giudici ad applicare una nuova legislazione per punire severamente la violenza in generale e, come prima enunciato, i delitti d’onore, i matrimoni combinati e più in particolare la poligamia.

Mentre la piaga della violenza continua, le stesse donne continuano a sfidarla, a sollevare le proprie voci e a denunciarla.

Una figura fondamentale che si è battuta per difendere la parte femminile della società è la fondatrice dell'Ufficio di aiuto legale per le vittime di abusi e violenze sessuali Eren Keskin, che non ha mai smesso di denunciare questi fatti contro le donne in particolare.

La Keskin promulgò un discorso nel 2002 a Colonia in Germania, ad una conferenza dal titolo I diritti delle donne sono diritti umani. Come risultato di tale discorso essa venne accusata dall'Alto Comandante dell'esercito Necla Arat di «insultare il carattere morale dei militari».

Contro di lei fu aperto un processo dalla Corte Militare del terzo distretto di Kartal.

Nel 2006, alla conclusione del processo, Eren Keskin fu condannata a dieci mesi di reclusione. In seguito però la corte mutò la pena in una sanzione di circa 3.666 euro. Ma la Keskin dichiarò di rifiutare di comprare la propria libertà, perché la sua reclusione era una vera e propria violazione della sua libertà di espressione.

Eren Keskin è una delle tante donne che hanno lottato per sviluppare una cultura dei diritti umani e di democrazia in Turchia.

Lungo tutto il suo percorso professionale, grazie al Legal Aid Office, ha aiutato 222 donne che hanno subito violenze sessuali.

In Turchia ci sono donne vittime di violenza e tortura come parte di una strategia di guerra e che, a causa della paura verso le forze di sicurezza, non denunciano i fatti. In queste circostanze fu condannata dal codice criminale turco un'attivista dei diritti umani perché cercò di fare luce su questi eventi. Fu accusata di aver reso pubblici casi concreti e ben documentati che testimoniavano all'opinione pubblica le violenze commesse contro le donne. Queste donne furono al tempo, e sono ancora oggi, private del diritto di espressione.

Una società che non garantisce diritti fondamentali di questo tipo non può dirsi democratica. La punizione Eren Keskin dimostra infatti che questo Paese deve ancora superare enormi ostacoli.

 

Valeria Baccara, Eleonora Callegari,

Milena Callegaro & Paola Siviero