Bardella Alice

         ANALISI DEL TESTO STORIOGRAFICO

A

Cesare Beccaria nacque nel 1738 a Milano dal marchese Giovanni Saverio Beccaria Bonesana e di Maria dei Visconti di Saliceto.
Dopo aver studiato a Parma presso i gesuiti ed essersi laureato in legge ad appena vent'anni all'Università di Pavia, tornò a Milano. Qui in breve interruppe i rapporti con i genitori e con il suo ceto, perché aveva preso a disprezzare l'ambiente della nobiltà, e perché innamorato di Teresa Blasco, non nobile, malvista dai genitori.  Conobbe Giuseppe Parini ed entrò nel circolo dei Verri, che avrebbe avuto nel «Caffè» (1764-66) il suo organo di espressione.
Ispirato da Verri, nello stesso anno pubblicò il suo primo scritto edito, Il trattato Del disordine e de’ rimedi delle monete nello Stato di Milano nel 1762, frutto della sua adesione alle teorie filosofiche, sociali ed economiche degli illuministi francesi.
Anche il tema del suo secondo trattato, Dei delitti e delle pene, gli fu proposto da Pietro e Alessandro Verri gli fece da consulente. Pubblicato anonimo a Livorno nel 1764 , il libro ebbe uno straordinario successo, soprattutto per la protesta contro la tortura e la pena di morte, ma fu anche al centro di polemiche reazionarie, sia di tipo religioso, sia di tipo morale.                                                                                                                                                  

Nel 1766 fu accolto con esultanza a Parigi, dove si era recato con Alessandro Verri, ma egli preferì tornare velocemente a Milano e i suoi rapporti con i Verri ne risentirono notevolmente.                                                                                                                                      
Ripresi i suoi studi di letteratura e di economia, pubblicò con scarso successo il trattato "Ricerche intorno alla natura dello stile" (1770).Rifiutò l’invito di Caterina II a recarsi in Russia per presiedere alla riforma del codice penale ma accettò di ricoprire la cattedra di economia politica, per lui creata, nelle Scuole Palatine di Milano nel 1768, dove insegnò due anni.                                                                                                                                               

Nel 1771 fu nominato membro del Supremo consiglio di economia, poi magistrato provinciale per la Zecca (1778), quindi capo di dipartimento del Consiglio di governo (1786).
Rimasto vedovo nel ’74, si risposò l’anno stesso con Anna Barbò; dai due matrimoni ebbe quattro figli: la primogenita, Giulia, fu madre di Alessandro Manzoni. Morì a Milano nel 1794.

Per quell'epoca, "Dei delitti e delle pene" fu un opera di capitale importanza tanto da un punto di vista contenutistico quanto da un punto di vista formale, un'opera che al rigore logico univa il pathos umanitario e che avallava le esigenze dello stato illuminato.

Il fine, prepostosi dal marchese Beccaria nello scrivere il trattato, era quello di sottolineare i difetti delle legislazioni giudiziarie a lui contemporanee, e, nello stesso tempo, di avanzare delle possibili soluzioni per porre rimedio alle lacune e alle ingiustizie dei vari sistemi penali.

 

B

1. Ad una prima lettura, il testo risulta abbastanza complicato a causa dell’utilizzo di termini non conosciuti da me e di argomentazioni e ragionamenti alquanto complessi.

Rileggendo con più attenzione e con l’ausilio di un vocabolario,  la mia impressione iniziale è cambiata,e il testo mi ha stupito per la sua modernità:Beccaria esamina con estrema lucidità un certo numero di reati e le loro rispettive pene.

2. Per quanto riguarda il genere storiografico, a mio parere, il capitolo XVIII può essere considerato un essay, tratto da un pamphlet (trattato breve), ma allo stesso tempo anche un commento o una dissertazione.

3. I “termini sorprendenti” che io ho riscontrato sono: prodigalità (riga 1), supplicii (riga 1), intensione (riga 38,65,68), assersione (riga 37), procacciasi (riga 42), intervallo (riga 101), reo (riga 64, 147), fanatismo (riga 71, 73), contrappeso (riga 97), travaglio (riga 102), inavvedutezza (riga 122), onta (riga 140), paralogismi (riga 158), pelago (riga 164), notte (riga 170), fausti (riga 187).

 

4.PRODIGALITÀ: 1. abbondanza, più propriamente generosità dettata da benevolenza                                 

2. “Se vuoi eliminare l'avarizia, devi eliminare sua madre: la prodigalità” (Marco Tullio Cicerone), la parola è usata con il significato qui seguente;

3. qualità di chi è prodigo: che spende con eccessiva generosità il proprio denaro e dilapida sconsideratamente le proprie sostanze

SUPPLICII: 1. supplizi, sofferenze

2. Nel testo di Foucault “Sorvegliare e punire” (num. 47 pag. 245 ”Profili storici dal 1650 al 1900” ) il termini supplizi assume lo stesso significato di  “sofferenze”

3. grave pena corporale

INTENSIONE: 1.intensità

2. Non ho trovato il termine in altri testi

3. intensità, grado di efficacia, di energia, di evidenza con cui qualcosa si manifesta

ASSERSIONE: 1. affermazione, asserzione

2. Non ho trovato il termine in altri testi

3. asserzione: la cosa affermata, specie se per iscritto

PROCACCIASI: 1. soddisfa

2. Non ho trovato il termine in altri testi

3. procacciare:  cercare di avere, industriarsi per ottenere qualcosa; procurare
INTERVALLO: 1. divario, distacco

2. Non ho trovato il termine in altri testi

3. interruzione di continuità; sospensione, pausa

REO: 1. colpevole, riferito ai condannati a morte

2. Sulla pena di morte. Manifestazione pubblica sul caso di Rocco Barnabei. (12/9/2000), dove il termine REO assume ancora il significato di “colpevole”

3. nel linguaggio giuridico, detto di chi ha commesso un'infrazione delle norme penali

FANATISMO: 1. chi, aderendo ad una ideologia, non è in grado di giudicare obiettivamente

2.  VOLTAIRE, Trattato sulla tolleranza (La trincea della ragione contro ogni fanatismo), Demetra, Verona 1996, dove il termine fanatismo assume il significato qui sotto riportato

3. espressione di eccessivo attaccamento a una concezione (spec. religiosa, ma anche ideologica, politica, ecc.) che si manifesta con un'assoluta esaltazione di quella e con un uguale rifiuto e intolleranza di concezioni diverse.

CONTRAPPESO:1.rimedio, alternativa

2. Non ho trovato il termine in altri testi

3. peso che si contrappone a un altro per stabilire e mantenere l'equilibrio.
INAVVEDUTEZZA: 1. sventatezza, il fare una cosa senza riflettere

2. Non ho trovato il termine in altri testi

3. occasionale superficialità, a causa della quale non ci si rende ben conto di qualcosa finendo con l’agire in modo sprovveduto

ONTA: 1. offesa, affronto

2. Non ho trovato il termine in altri testi

3. vergogna, disonore conseguente a fatto commesso o affronto subito,grave ingiuria che lede l'onore

PARALOGISMI:1. riflessioni,considerazioni logiche e coerenti anche se errate nelle conclusioni

2. Non ho trovato il termine in altri testi

 3. in filosofia, argomentazione apparentemente vera, ma sostanzialmente falsa per errore logico involontario.

PELAGO:1. gran numero,

2. Non ho trovato il termine in altri testi

3. mare profondo, agitato; alto mare; distesa molto vasta di acqua;fig. numero infinito di cose fastidiose o spiacevoli, da cui è difficile uscire.

NOTTE: 1. il periodo della schiavitù 

2. Non ho trovato il termine in altri testi simili

3. lo spazio di tempo che va dalla fine del crepuscolo serale all'apparire dei primi albori mattutini; durante questo periodo le tenebre prevalgono sulla luce
FAUSTI: 1. portatori di beni

2. Non ho trovato il termine in altri testi

3. propizio, favorevole;che è motivo di letizia e di gioia.

 

 

C

1.  1. Ho suddiviso il testo in sei paragrafi:

        1. dalla riga 1 alla riga 29;

                    2. dalla riga 30 alla riga 64;

                    3. dalla riga 65 alla riga 85;

                    4. dalla riga 86 alla riga 124;

                    5. dalla riga 125 alla riga 160;

                    6. dalla riga 161 alla riga 173;

                    7. dalla riga 174 alla riga 191.

       

         2.  Ai paragrafi precedenti ho assegnato i titoli seguenti:

                    1. NO ALLA PENA DI MORTE TRANNE QUANDO…

                    2. EFFICACIA DELL’ESTENSIONE DELLA PENA

                    3. L’ANIMO UMANO A CONTATTO CON LE PENE

                    4. EFFETTI DELLA SCHIAVITÙ NELLA MENTE UMANA

                    5. ACCUSE ALLE LEGGI, ALLA GIUSTIZIA E ALLA RELIGIONE

                    6. PENA DI MORTE IN ALTRI SECOLI E ALTRE NAZIONI

                    7. CRITICA A MONARCHI “PIGRI”

 

           3. Le parole-chiave che ho individuato sono:

·         MORTE ( riga 2, 15, 16, 19, 27, 44, 49, 71, 86, 128, 147, 155, 167);

·         PENA DI MORTE ( riga 12, 28-29, 51, 57, 69, 79, 82, 125, 135, 162);

·         PENA/PENE ( riga 38, 60, 61, 65, 68, 80, 82, 90);

·         SCHIAVITÚ ( riga 69, 80, 86, 88, 90, 118);

·         DIRITTO ( riga 3, 11, 12);

·         INTENSIONE/ESTENSIONE ( riga 38, 65, 68 / riga 39);

·         LIBERTÁ ( riga 45, 110);

·         DELITTI/I ( riga 28, 47, 66, 68, 80, 81);

·         LEGGI ( riga 5, 22, 82, 97, 100, 102, 119, 127, 129, 132, 150, 182).

 

 

       

2.      1. Nel testo ho trovato la seguente narrazione:

·        Dalla riga 30 (Quando la esperienza di tutti i secoli…) alla riga 36 ( …quello dell’autorità );

                     la seguente descrizione:

·        Dalla riga 108 ( vivrò libero e felice…) alla riga 113 (…ai loro cani), dove descrive l’Età dell’ Oro;

le seguenti ricostruzioni:

·        Dalla riga 96 ( Ecco presso a poco…) alla riga 116 (..ultima tragedia.), ricostruzione del pensiero di un ladro o di un assassino;

·        Dalla riga 149 ( Ah!, diranno essi,…) alla riga 158 ( …ha di doloroso!), ricostruzione del pensiero degli uomini che vedono la tranquillità di magistrati e sacerdoti nel condannare un uomo alla pena di morte.

 

            2. Ho individuato numerose argomentazioni, spiegazioni e ipotesi:

·        ARGOMENTAZIONI: dalla riga 16 (La morte di un cittadino…) alla riga 26 (…autorità, ); dalla riga 30 (Quando la esperienza di tutt’i…) alla riga 37 (…assersione.); dalla riga 41 ( L’impero…) alla riga 50 ( …oscura lontananza.); dalla riga 57 (La pena di morte…) alla riga 64 (… reo.); dalla riga 68 (dunque l’intensione…) alla riga 79 (…dei secondi.); dalla riga 87 (sommando…) alla riga 95 (…dell’infelice.); dalla riga 126 ( Se le passioni…) alla riga 131 ( … pubblico assassinio.).

·        SPIEGAZIONI: dalla riga 3 ( Non certamente quello…) alla riga 7 (…delle particolari.); dalla riga 38 ( Non è l’intensione…) alla riga 41 ( …movimento.); dalla riga 81 ( e se egli è…) alla riga 85 (…medesimo tempo.); dalla riga 188 ( Se essi, dicono…) alla riga 191 ( ..autorità.).

·        IPOTESI: dalla riga 2 ( se la morte sia…) alla riga 3 ( …organizzato.); dalla riga 14 (Ma se dimostrerò…) alla riga 15 ( dell’umanità.); dalla riga 26 (io non veggo…) alla riga 29 (…di morte.); dalla riga 79 ( Colla pena di morte…) alla riga 81 (…durevoli esempi,); alla riga 123 ( Non è utile…uomini.).

 

 

D

1. 1. Gli elementi derivanti dal passato che io ho considerato come “propriamente fattuali” sono:

  • Dalla riga 30 ( Quando la esperienza…) alla riga 37 (..mia assersione), punto nel quale troviamo riferimenti all’imperatrice Elisabetta di Moscovita e al suo regno, fatto che però includerò in seguito anche negli elementi “elaborati”;
  • Dalla riga 179 (la sanguinosa…) alla riga 181 (…dei Traiani.), in riferimento agli imperatori romani che la storiografia segnalava come giusti e “illuminati”;
  • Dalla riga 182 ( Felice l’umanità..) alla riga 188 (…al trono!), dove Beccarla parla dei monarchi europei, anche questo è un fatto che riporterò negli eventi “fattuali elaborati”.

2. Gli elementi,invece, “fattuali elaborati” sono:

  • Come ho appena detto, dalla riga 30 alla riga 37 e dalla riga 182 alla 188, perché in entrambi i casi si tratta di ricapitolazioni di fatti storici con uno sfondo critico e un senso dispregiativo da parte dell’autore nei confronti, appunto, di Elisabetta di Moscovita e dei vari monarchi europei;
  • Dalla riga 107 (Ritornerò nel mio stato d’indipendenza naturale…) alla riga 113 ( …ai loro cani. ), in riferimento al pensiero di Rousseau e all’Età dell’Oro : Rousseau amava e odiava gli uomini. Pur odiandoli egli sentiva di amarli. Li odiava per ciò che erano diventati, li amava per ciò che sono in profondità. La sanità morale, il senso della giustizia, l’amore, fanno parte della natura dell’uomo.Lo stato di natura, più che una realtà storicamente databile, è un’ipotesi di lavoro che Rousseau attingeva scavando principalmente dentro di sé e che utilizza per cogliere quanto di tale ricchezza umana è stato oscurato e represso dall’effettivo cammino storico.
  • In vari punti del testo con la critica di Beccarla nei confronti della nobiltà,delle autorità e della religione ; es. dalla riga dalla riga 103 ( Uomini ricchi..) alla riga (107 (…sorgente);
  • Dalla riga 163 (che la storia…) alla riga 166 ( …scusargli?), criticando i numerosi errori della storia.

2. Le cause della pena di morte che ho rintracciato nel testo sono: dalla riga 13 ( perché giudica…) alla riga 14 (..del suo essere.) introducendo i motivi che possono portare alla pena di morte e esponendoli con chiarezza dalla riga 16 ( La morte di un cittadino…) alla riga 29 (…di morte). Le conseguenze della pena di morte si trovano, invece: dalla riga 51 ( La pena di morte…) alla riga 55 ( …dei Lacedemoni) , dove Beccarla spiega che l’effetto della pena di morte è violento, ma viene presto dimenticato dagli uomini;  dalla riga 150 ( Ah, diranno, ) alla riga 158 ( di doloroso!), sequenza in cui l’autore espone le conseguenze della pena nel pensiero degli uomini che diventa critico nei confronti di magistrati e sacerdoti. Oltre a queste ho individuato le conseguenze della  pena di schiavitù: dalla riga 38 (Non è l’intensione…) alla riga 41(…movimento) e dalla riga 68 (dunque l’intensione…) alla riga 79 ( …secondi), dove Beccarla sostiene che la schiavitù sarebbe migliore della pena di morte perché mentre quest’ultima causa solo dolori estremi ma passeggeri, nella prima l’effetto è più “esteso” e incide maggiormente nella sensibilità degli uomini; dalla riga 80 (è questo il vantaggio…) alla riga 93 (..immaginazione), sostenendo che la schiavitù spaventa di più chi la vede permettendo così di impedire molti futuri delitti.

Per quanto riguarda le variabili: dalla riga 134 ( Quali sono…) alla riga 139 (…al di fuori.) dove appunto, varia, contraddicendosi, l’opinione degli uomini di fronte alla morte: da un lato provano piacere alla morte del colpevole poiché egli ha assassinato un’altra persona, dall’altro giudicano “un buon cittadino” colui che esegue l’esecuzione nonostante anch’egli  stia uccidendo un essere umano: è impossibile allontanare i cittadini dall'assassinio ordinando un pubblico assassinio ; dalla riga 57 (La pena di morte..) alla riga 60 (…inspirare.) in cui variano le reazioni di fronte alla pena: chi è soddisfatto, chi invece prova compassione mista a sdegno.

3.      La causalità, a mio parere, può essere considerata diretta e allo stesso tempo reciproca: diretta, nel senso che all’aumentare delle esecuzioni delle pene di morte la criminalità aumenta; reciproca, nel senso che le pene di morte macchiano le autorità, e quindi le leggi, della colpa di omicidio, il male risulta così raddoppiato e di conseguenza i cittadini non si fanno scrupoli nel commettere ulteriori delitti.

4.      Gli usi linguistici presenti nel testo sono tutti quei termini ormaiscomparsi dal linguaggio comune come supplicii, intensione,colla,veggo, sperienza sostituiti al giorno d’oggi da supplizi,intensità, con la, vedo, esperienza.

Per quanto riguarda invece i valori e i pregiudizi della civiltà, di cui il testo è testimonianza troviamo: il desiderio di vendetta che prevale sul desiderio di giustizia; l’affidarsi a autorità che tengono conto solo delle proprie ricchezze e dei propri piaceri e l’affidarsi alla religione e alla Chiesa, la quale non si impone contro la pena di morte che va contro il dogma cristiano “Non uccidere”.

 

 

 

E.

Il testo di Beccaria mi ha sorpreso per la sua modernità. Al giorno d’oggi, infatti si discute molto sulla pena di morte:in molti paesi in cui vige la pena di morte, primi fra tutti alcuni degli Stati Uniti, esiste un forte movimento che ne chiede l'abolizione.

Io, personalmente, mi ritengo contro la pena di morte per numerosi motivi, alcuni coincidenti con quelli esposti da Beccarla: innanzitutto l’inumanità della procedura.

C’è da considerare, poi, la possibilità dell’errore e l'impossibilità di ridare la vita nel caso in cui un uomo, condannato alla morte, fosse ritenuto innocente in seguito ad un successivo processo.

Inoltre, come sostiene Beccaria, in primo luogo lo Stato non può possedere il diritto di decidere per una vita umana, che non gli appartiene e in secondo luogo, a mio parere, che la pena di morte non possa funzionare come deterrente per i delitti più efferati .Inoltre penso che bisogna dare la possibilità al reo di redimersi e di rendersi in qualche modo utile alla comunità a cui ha arrecato danno.

È certo che nell’Italia del 2007, le pene inflitte sono fin troppo deboli e i periodi di detenzione sempre più brevi: nemmeno questa è la punizione adatta, perché in questo modo, i criminali non trovano nessun tipo di ostacolo nel compiere reati e non hanno nessuna valida motivazione per non compierli una seconda volta appena usciti dal carcere. Ed è pessima l’idea che si fa ognuno di noi nei confronti della giustizia.

La cosa migliore sarebbe trovare una via di mezzo: l’ergastolo a vita, per esempio, privando il criminale della propria libertà senza toglierli la vita, sulla quale nessuno ha il diritto di decidere.

 

 

Bardella Alice

Classe 4^ A Linguistico

a.s. 2006/07

 

 

 

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